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ITI/Giornata Mondiale del Teatro

IL 27 MARZO SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO DELL’INTERNATIONAL THEATRE INSTITUTE – UNESCO.

L’AUTORE DEL MESSAGGIO, CHE DAL 1962 RISUONA NEI TEATRI E NELLE REALTÀ CULTURALI DI TUTTO IL MONDO, È LO SCRITTORE DRAMMATURGO NORVEGESE JON FOSSE.

Jon Fosse, nobel per la letteratura nel 2023, è l’autore del Messaggio della sessantatresima Giornata Mondiale del Teatro, ideata e promossa dall’International Theatre Institute – Unesco. Dal 1962, ogni 27 marzo, nei teatri e nei centri culturali di tutto il mondo, risuona infatti un unico messaggio, affidato a una personalità della cultura mondiale per testimoniare le riflessioni vive sul tema del teatro e della cultura della pace. Dopo Jean Cocteau e, tra gli altri, Arthur Miller, Laurence Olivier, Jean-Louis Barraul, Peter Brook, Dimitri Chostakovitch, Maurice Béjart, Luchino Visconti, Richard Burton, Ellen Stewart, Eugène Ionesco, Umberto Orsini, Vaclav Havel, Ariane Mnouchkine, Augusto Boal, John Malkovich, Isabelle Huppert, Simon Mc Burney, Sabina Berman, Were Were Liking, Ram Gopal Bajaj, Maya Zbib, Carlos Celdràn, Shahid Nadeem, Helen Mirren, i Premi Nobel Miguel Angel Asturias, Dario Fo, Pablo Neruda, Wole Soyinka, Peter Selars, nel 2023 la scrittura del Messaggio è stata affidata all’artista egiziana Samiha Ayoub.

Fondata nel 1948 a Praga, da esperti di teatro e danza dell’UNESCO, l’International Theatre Institute, unica organizzazione non governativa, operante in ambito culturale, in relazioni formali con l’UNESCO, è presente con Centri Nazionali in circa 100 Paesi, ed ha come obiettivo lo sviluppo di pratiche di cooperazione tra artisti e istituzioni teatrali a livello internazionale, per consolidare collaborazioni tra operatori culturali di tutto il mondo e favorire il dialogo interculturale. «Il contesto storico della nascita dell’ITI è quello della fine della Seconda Guerra Mondiale e dell’inizio della Guerra Fredda. Il teatro si trova, dunque, a fronteggiare da un lato la ricostruzione e il superamento della barbarie che il conflitto mondiale ha generato e, dall’altro, il processo di decolonizzazione e della divisione in blocco orientale e occidentale. L’intento iniziale dei fondatori dell’ITI era di sostenere le azioni dell’UNESCO sulla cultura, l’educazione e le arti, concentrando il proprio intervento sullo status dei lavoratori – ad ogni livello – nei mestieri dello spettacolo», racconta Fabio Tolledi, direttore artistico della compagnia salentina Astràgali Teatro, presidente del Centro Italiano e vicepresidente della rete mondiale dell’ITI – UNESCO. Mission primarie dell’ITI sono, infatti, la promozione della pace attraverso l’arte, il sostegno dell’innovazione nelle arti performative, la valorizzazione delle diversità culturali, il rispetto dei diritti umani nel campo delle arti dello spettacolo. Tra le più note iniziative promosse a livello mondiale dall’International Theatre Institute figurano, oltre al World Theatre Day (27 marzo), l’International Dance Day (29 aprile) e il Theatre of Nations, dove si sono esibiti per la prima volta in Occidente, dopo la seconda Guerra mondiale, l’Opera di Pechino, il Berliner Ensemble, il Teatro Kabuki, il Teatro d’Arte di Mosca. In Italia, domenica 27 marzo, si celebra anche la nona Giornata Nazionale di Teatro in Carcere promossa dal Coordinamento Nazionale del Teatro in Carcere, costituito da cinquanta esperienze teatrali diffuse su tutto il territorio italiano, con il sostegno del Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità.

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro

27 Marzo 2024

 

L’Arte è Pace

 

Ogni persona è unica e, allo stesso tempo, simile a tutte le altre. L’aspetto esteriore, visibile di ciascuno è diverso da quello di chiunque altro, questo è ovvio, ma c’è anche dentro ogni individuo qualcosa che appartiene solo a quella persona, che è proprio solo di quella persona. Potremmo chiamarlo il suo spirito, o la sua anima, oppure potremmo decidere di non etichettarlo affatto con le parole, lasciandolo semplicemente stare là.

Ma anche se diversi gli uni dagli altri, siamo al contempo simili. Le persone di ogni parte del mondo sono fondamentalmente simili, e questo indipendentemente dalla lingua che parliamo, dal colore della pelle che abbiamo, dal colore dei capelli.

Potrebbe sembrare un paradosso: siamo completamente simili e completamente dissimili allo stesso tempo. Forse ogni persona è intrinsecamente paradossale, nel legame tra corpo e anima: comprendiamo in noi sia l’esistenza più terrena e tangibile, sia quanto trascende questi limiti materiali e terreni. L’arte, la buona arte, riesce, in modo meraviglioso, a coniugare l’assolutamente unico con l’universale. Ci  permette di comprendere ciò che è diverso – ciò che è estraneo, si potrebbe dire – in quanto universale. Così facendo, l’arte supera i confini tra le lingue, le regioni geografiche, i paesi, mettendo insieme non solo le qualità individuali di ciascuno, ma anche, in un altro senso, le caratteristiche individuali di ogni gruppo di persone, ad esempio di ogni nazione. L’arte non lo fa appiattendo le differenze e rendendo tutto uguale, ma, al contrario, mostrandoci ciò che è diverso da noi, ciò che è estraneo o straniero. Tutta la buona arte contiene proprio questo: qualcosa di estraneo, qualcosa che non possiamo comprendere completamente e che, allo stesso tempo, in un certo senso, comprendiamo. Contiene un mistero, per così dire. Qualcosa che ci affascina e che ci spinge oltre i nostri limiti, creando così quella trascendenza che ogni arte deve contenere in sé e alla quale deve condurci.

Non conosco modo migliore per unire gli opposti. Questo approccio è esattamente il contrario rispetto a quello dei conflitti violenti che vediamo troppo spesso nel mondo, che assecondano la tentazione distruttiva di annientare tutto ciò che è estraneo, unico e diverso, spesso utilizzando le invenzioni più disumane che la tecnologia abbia messo a nostra disposizione. C’è il terrorismo nel mondo. C’è la guerra. Questo perché le persone hanno anche un lato animale, spinte dall’istinto di percepire l’altro, lo straniero, come una minaccia alla propria esistenza piuttosto che come un affascinante mistero. È così che l’unicità, le differenze che si possono vedere, scompaiono, lasciando dietro di sé un’uniformità collettiva in cui tutto ciò che è diverso diventa una minaccia da sradicare. Ciò che dall’esterno è visto come una differenza, ad esempio nell’ambito della religione o dell’ideologia politica, diventa qualcosa da sconfiggere e distruggere.

La guerra è la battaglia contro ciò che risiede nel profondo di ognuno di noi: qualcosa di unico. Ed è anche una battaglia contro l’arte, contro ciò che risiede nel profondo di ogni arte.

Ho parlato qui dell’arte in generale, non del teatro o della drammaturgia in particolare, perché, come ho detto, tutta la buona arte, in fondo, si basa sulla stessa cosa: prendere l’assolutamente unico, l’assolutamente specifico, per renderlo universale. Unire il particolare all’universale, esprimendolo artisticamente: non eliminando la sua specificità, ma enfatizzandola, lasciando risplendere ciò che è estraneo e non familiare. La guerra e l’arte sono opposti, proprio come lo sono la guerra e la pace. È semplicemente così. L’arte è pace.

Jon Fosse

Traduzione dall’inglese di Roberta Quarta – Centro Italiano dell’International Theatre Institute (ITI Italy)

La Giornata Mondiale del Teatro (27 marzo) è promossa in tutto il mondo dall’International Theatre Institute (ITI)

 

 

Jon Fosse
scrittore e drammaturgo norvegese

 

Jon Fosse è un noto scrittore norvegese nato nel 1959. È conosciuto per la sua vasta produzione, che comprende opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni. Lo stile di scrittura di Fosse è caratterizzato da minimalismo e profondità emotiva, che lo rendono uno dei drammaturghi più rappresentati al mondo. Nel 2023 gli è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura per le sue opere teatrali innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile.

Il lavoro di Fosse è stato tradotto in oltre cinquanta lingue, con produzioni presentate su oltre mille palchi in tutto il mondo. Le sue opere minimaliste e introspettive, che spesso sconfinano nella prosa lirica e nella poesia, continuano la tradizione drammatica stabilita da Henrik Ibsen nel XIX secolo. Il lavoro di Fosse è stato associato al teatro post-drammatico e i suoi importanti romanzi sono stati descritti come postmodernisti e d’avanguardia per il loro minimalismo, il lirismo e l’uso non convenzionale della sintassi. Fosse ha ottenuto riconoscimenti internazionali come drammaturgo con la sua opera teatrale “Nokon kjem til å komme” (1996; “Someone Is Going to Come”, 2002), nota per la sua radicale riduzione del linguaggio e la potente espressione delle emozioni umane. Ispirato da artisti come Samuel Beckett e Thomas Bernhard, Fosse coniuga elementi delle culture locali con tecniche moderniste. Le sue opere ritraggono le incertezze e le vulnerabilità delle esperienze umane, senza avere un’attitudine nichilista. Nelle sue opere, Fosse lascia spesso parole o atti incompleti, creando un senso di tensione irrisolta. I temi dell’incertezza e dell’ansia sono esplorati in opere teatrali come “Natta syng sine songar” (1998; “Nightsongs”, 2002) e “Dødsvariasjonar” (2002; “Death Variations”, 2004). Il coraggio di Fosse nell’approfondire le ansie della vita quotidiana ha contribuito al suo vasto riconoscimento. I romanzi di Fosse, come “Morgon og kveld” (2000; “Morning and Evening”, 2015) e “Det er Ales” (2004; “Aliss at the Fire”, 2010), mostrano il suo linguaggio unico caratterizzato da pause, interruzioni, negazioni e interrogativi profondi. La Trilogia “Trilogien” (2016) e il progetto di Settologia di cui fa parte “Det andre namnet” (2019; “The Other Name”, 2020) dimostrano ulteriormente l’esplorazione che Fosse fa dell’amore, della violenza, della morte e della riconciliazione. L’uso di immagini e simbolismo da parte di Fosse è evidente nelle sue opere poetiche, tra cui “Sterk vind” (2021) e la raccolta di poesie “Dikt i samling” (2021). Ha anche tradotto in nynorsk opere di Georg Trakl e Rainer Maria Rilke.  Nel complesso, le opere di Jon Fosse approfondiscono l’essenza della condizione umana, affrontando i temi dell’incertezza, dell’ansia, dell’amore e della perdita. Con il suo stile di scrittura unico e la profonda esplorazione delle situazioni quotidiane, si è affermato come una figura di spicco della letteratura e del teatro contemporanei.

 

 

 

 

ITI Italia

Presidente – Fabio Tolledi
Vicepresidente – Marco Ciuti
Segretario generale – Giorgio Zorcù
Direzione organizzativa – Ivano Gorgoni
Progetti internazionali – Roberta Quarta
Consulente – Renato Corosu


Italian Centre of the International Theatre Institute
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Tel. +39 0832-306194 fax +39 0832-301823
iti.italiancentre@gmail.comwww.iti-italy.org

 

Progetti ITI

GMT Giornata Mondiale del Teatro

Cos’è la Giornata Mondiale del Teatro
La giornata Mondiale del Teatro è stata creata al Congresso I.T.I. di Vienna nel 1961, su proposta di Arvi Kivimaa a nome del Centro Finlandese. Ogni anno una personalità del mondo del teatro è invitata a scrivere un messaggio rivolto a tutti i teatranti e cittadini del mondo sul tema del Teatro e della Pace tra i popoli. Il 27 marzo il messaggio viene letto dall’autore alla sede UNESCO di Parigi, tradotto in diverse lingue e diffuso in tutto il mondo.

Gli Autori del Messaggio Internazionale 1962 – 2020

1962 Jean Cocteau (Francia) 1963 Arthur Miller (USA) 1964 Laurence Olivier (Gran Bretagna) – Jean-Louis Barrault (Francia) 1965 Anonimo 1966 René Maheu (Francia), Direttore Generale UNESCO 1967 Hélène Weigel (Austria) 1968 Miguel Angel Asturias (Guatemala) 1969 Peter Brook (Gran Bretagna) 1970 Dmitrij Chostakovitch (Russia) 1971 Pablo Neruda (Cile) 1972 Maurice Bejart (Francia) 1973 Luchino Visconti (Italia) 1974 Richard Burton (USA) 1975 Ellen Stewart (USA) 1976 Eugène Ionesco (Romania – Francia) 1977 Radu Beligan (Romania) 1978 Messaggi nazionali 1979 Messaggi nazionali 1980 Janusz Warminski (Polonia) 1981 Messaggi nazionali 1982 Lars af Malmborg (Svezia) 1983 Amadou Mahtar M’Bow (Senegal), Direttore Generale UNESCO 1984 Mikhaïl Tsarev (Russia) 1985 André-Louis Perinetti (Francia) 1986 Wole Soyinka (Niger) 1987 Antonio Gala (Spagna) 1988 Peter Brook (Gran Bretagna) 1989 Martin Esslin (Ungheria – Gran Bretagna) 1990 Kirill Lavrov (Russia) 1991 Federico Mayor Zaragoza (Spagna), Direttore Generale UNESCO 1992 Jorge Lavelli (Argentina) – Arturo Uslar Pietri (Venezuela) 1993 Edward Albee (USA) 1994 Vaclav Havel (Cecoslovacchia) 1995 Humberto Orsini (Venezuela) 1996 Saadalla Wannous (Siria) 1997 Jeong Ok Kim (Corea) 1998 Per il 50° Anniversario ITI: Messaggio Speciale 1999 Vigdís Finnbogadóttir (Islanda) 2000 Michel Tremblay (Canada) 2001 Iakovos Kambanellis (Grecia) 2002 Girish Karnad (India) 2003 Tankred Dorst (Germania) 2004 Fathia El-Assal (Egitto) 2005 Ariane Mnouchkine (Francia) 2006 Victor Hugo Rascón Banda (Messico) 2007 Sultan bin Muhammed al-Qasimi (Sharjah, EAU) 2008 Robert Lepage (Canada) 2009 Augusto Boal (Brasile) 2010 Judi Dench (Gran Bretagna) 2011 Jessica Atwooki Kaahwa (Uganda) 2012 John Malcovich (USA) 2013 Dario Fo (Italia) 2014 Brett Bailey (Sud Africa) 2015 Krzysztof Warlikowski (Polonia) 2016 Anatolij Vasiliev Russia) 2017 Isabelle Huppert (Francia) 2018 Per il 70° anniversario ITI: Simon Mc Burney (Gran Bretagna) – Sabina Berman (Messico) – Were Were Liking (Costa d’Avorio) – Ram Gopal Bajaj (India) – Maya Zbib (Libano) 2019 Carlos Celdran (Cuba) 2020 Shahid Mahmood Nadeem (Pakistan)

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Per celebrare in modo creativo la Giornata Mondiale del Teatro insieme ai giovani e giovanissimi studenti, insieme al Ministero dell’Istruzione ha indetto nel 2016 il concorso nazionale Scrivere il Teatro.